Nel cuore del Golfo Persico, tra dune infuocate e pietraie che sembrano forgiate dal fuoco, si è corsa la Qatar International Baja 2025, una delle gare più dure e affascinanti dell’intero calendario FIA Cross Country Bajas. Una sfida estrema che ha messo alla prova piloti, navigatori e mezzi nel deserto più imprevedibile del Medio Oriente — quello dove la sabbia incontra la roccia e la navigazione diventa un’arte.
Penultima prova del mondiale, 105 equipaggi al via: moto, quad, SSV e auto. Una carovana internazionale che ha trasformato per quattro giorni il Qatar in un’arena di polvere, fatica e velocità.
Il deserto del Qatar: molto più che sabbia 🌪️
Chi pensa al Qatar come un mare di dune dorate sbaglia di grosso. Qui l’80% del terreno è pietroso, tagliente, spacca sospensioni e pneumatici come fossero burro, mentre solo il 20% è sabbia pura. Un mix micidiale che obbliga i piloti a cambiare ritmo e tattica di continuo.
La navigazione? “La più difficile della stagione”, parola di chi la Baja la vive ogni anno. Bussola, roadbook e istinto diventano fondamentali: un piccolo errore di rotta può farti perdere minuti, se non la gara.
Il percorso totale dell’edizione 2025: 717 km, di cui 350 nella prima tappa e il resto in un secondo giorno di fuoco.
Programma di gara: due giorni di inferno e spettacolo 🔥
Il quartier generale, come da tradizione, è stato lo spettacolare Losail International Circuit, tempio del motorsport qatariota. Da lì, dopo le verifiche tecniche e il prologo di 10 km nell’area ovest del Paese, si è partiti ufficialmente dal palco alla Corniche di Doha, davanti al Monumento FIFA e alla celebre Perla.
Prima tappa: 350 km attraverso la parte nord del Qatar, con partenza da Al Khor, poi giù verso sud, toccando le coste ovest e Zekreet.
Seconda tappa: un anello che ha portato i concorrenti verso l’iconico deserto di Sealine, al confine con l’Arabia Saudita, un terreno tanto affascinante quanto spietato.
Temperature “invernali” solo sulla carta: durante il giorno, mai sotto i 32 gradi.
La gara: Argentina sul tetto del deserto 🇦🇷
A vincere, un nome che risuona ormai come una promessa del cross country mondiale: Juan Cruz Yacopini, argentino, al volante della sua Toyota Hilux IMT Evo. Ha gestito la gara con una maturità da veterano, nonostante la pressione del ceco Martin Prokop, secondo con il suo Ford Raptor T1+ a soli 3 minuti e 20 secondi. Terza, splendida e veloce, la saudita Dania Keel su Toyota Overdrive, distaccata di appena 14 minuti.
Tre continenti sul podio, tre stili di guida, un solo comune denominatore: la determinazione.
Gli italiani: grinta tricolore sotto il sole 🇮🇹☀️
Anche l’Italia c’era, eccome. Sei equipaggi tra moto e SSV hanno rappresentato i nostri colori in terra qatariota.
- Amerigo Ventura ed Erika Mingozzi (Yamaha Quaddy Team) hanno affrontato un weekend complicato, con danni meccanici che li hanno rallentati più del previsto.
- Eugenio Amos e Paolo Ceci, pur classificati, non hanno potuto salire sul podio: il loro veicolo ha chiuso la gara, ma senza piloti — affidato ai meccanici.
Molto meglio è andata al team Marrini, che ha schierato tre veicoli e portato tutti al traguardo:
- Cristiano Gabarrini / Alessandro Forni (Yamaha YXZ1000R): 29ª posizione assoluta.
- Luigi Ricci / Stefano Tiraboschi: 26ª posizione.
- Erminio Nati / Jacopo Casini (Can-Am Maverick): 23ª posizione.
E poi una storia da prima pagina: Camelia Liparoti e Sindiely Wade, l’unico equipaggio interamente femminile, Yamaha al limite e cuore a mille. Le due hanno chiuso 17ª assolute, conquistando applausi e rispetto lungo tutto il bivacco.
Tra le moto, Emanuele Gallone (Husqvarna 450 Fe) ha centrato un ottimo 17° posto assoluto, in una categoria dominata da piloti mediorientali abituati a correre su quel terreno infernale.
Pietre, forature e resistenza meccanica 🧱💣
Il terreno del Qatar non perdona. Le pietre hanno fatto danni in serie: sospensioni a rischio, copertoni ridotti a coriandoli e decine di soste forzate. C’è chi ha forato tre volte nella stessa tappa, e con solo due ruote di scorta disponibili il conto è presto fatto: fine della corsa.
Eppure è proprio questa durezza a rendere la Baja qatariota una prova unica. È la gara che tempra i mezzi e i piloti, la palestra perfetta per chi sogna la Dakar.
Un’organizzazione d’élite 🎯
La regia è sempre quella del QMMF (Qatar Motor and Motorcycle Federation), guidata da Abdulrahman Al Mannai, con il supporto di Abdulrazaq Al Kuwari e Amro Al Hamad. Una macchina organizzativa perfetta, che ha gestito con professionalità e precisione oltre 700 km di percorso nel nulla.
Sul fronte media, il contributo di Neil Perkins e Mansoor Chebli ha garantito copertura, dati in tempo reale e immagini spettacolari, degne di un evento mondiale.
Conclusione: il deserto ha parlato 🔥
La Qatar International Baja 2025 ha ribadito la sua importanza nel calendario FIA: una corsa che unisce Oriente e Occidente, sabbia e pietra, passione e strategia. Una gara che non fa sconti ma che, proprio per questo, premia i migliori e forgia i futuri campioni del mondiale.
Chi vince in Qatar, vince due volte: contro gli avversari e contro la natura.

















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