Dakar 2026: l’edizione che vuole riscrivere le regole del pianeta Rally-Raid

Dimenticate ogni cosa che pensavate di sapere sulla Dakar. L’edizione 2026 arriva come un colpo di sabbia in faccia, violento e improvviso, di quelli che ti lasciano stordito mentre il deserto ringhia attorno. 8.000 km, tappe maratona ridisegnate, percorsi separati, carovana mastodontica da 325 mezzi e un Direttore di gara – David Castera – che sembra divertirsi come un bambino a inventare nuove torture per piloti e navigatori.

Yazeed Al Rajhi, il saudita miliardario che lo scorso anno ha vinto la Dakar contro tutto ciò che il denaro non può comprare, torna per difendere il titolo. Lo farà in casa, nel suo deserto, nella sua Arabia. Ma la Dakar non conosce padroni: se ti distrai, ti divora.

Il percorso: 8.000 km di pazzia controllata

Settimo anno in Arabia Saudita. Quello in cui la Dakar smette di “esplorare” per iniziare a dominare il territorio. Castera ha in mano la mappa come un artista maniaco del dettaglio: un anello gigantesco con partenza e arrivo a Yanbu, 4 tappe “a margherita” per non massacrare i team assistenza e 4.900 km di prove speciali che promettono una cosa sola: dolore.

Castera, ex pilota moto e auto, è ancora quello che se ne va in avanscoperta da solo, trova passaggi che nessuno conosce, crea linee impossibili tra sabbia e pietre, e poi torna al bivacco con quel sorriso da “vediamo come ve la cavate, ragazzi”.

Questa Dakar l’ha definita “la più completa e bilanciata di sempre”. Tradotto: una bastonata.

La carovana: 325 mezzi pronti alla battaglia

Il 3 gennaio si parte. Il 17 gennaio si spera di tornare vivi. Al via:
118 moto
207 vetture FIA divise tra Ultimate, Challenger, SSV, Stock e camion
97 iscritti nella Dakar Classic

Le Classic, tra l’altro, avranno un percorso record da 7.348 km. Perché anche i nostalgici meritano la loro dose di sofferenza.

Tappe maratona 2.0, bivacchi essenziali e zero assistenza

La parola “maratona” torna in grande stile. Due tappe: una nella prima settimana e una nella seconda. Zero assistenza esterna, solo ciò che porti, solo ciò che sai fare. Bivacchi “essenziali”, ovvero niente comfort, niente strutture, solo il vento e la tua capacità di non impazzire quando avviti un braccio di sospensione nel buio più totale.

La tappa 7 sarà la più crudele: 925 km, di cui 336 di speciale. Se ti spezzi lì, il giorno di riposo a Riyadh lo guardi da lontano.

E poi la seconda parte: verso Wadi Ad-Dawasir, percorsi separati per moto e auto (una follia logistica), navigazione mostruosa e finali a sorpresa nella zona di Al Henakiyah.

Niente Empty Quarter, ma non illudetevi: sarà durissima

La notizia bomba: nel 2026 niente avventura nell’Empty Quarter, il deserto infinito che negli ultimi anni ha divorato equipaggi, sospensioni e sanità mentale. Ma non fate festa: l’Arabia Saudita è fatta di sabbia, pietre, canyon, dune spietate e rocce che sembrano pensate apposta per bucarti le gomme al ritmo di una ogni dieci minuti.

Una Dakar della maturità”, dice Castera. Che tradotto significa: abbiamo imparato a farvi soffrire meglio.

Roadbook elettronico? Confermato.
Percorsi separati moto/auto? Confermati.
48 Ore Crono? In arrivo ancora più raffinata.
Mission 1000? Sempre più ambiziosa.

Le categorie: chi può davvero vincere

Auto
Al Rajhi dovrà vedersela con un parco giochi di mostri sacri:
Henk Lategan (Toyota)
Carlos Sainz Sr, Ekstrom, Nani Roma e Mitch Guthrie con la nuova armata Ford
Il Dream Team Dacia: Nasser Al Attiyah, Sebastian Loeb, Cristina Gutierrez e il campione del mondo Lucas Moraes

Una guerra totale, senza quartiere.

Moto
KTM arriva in Arabia come se fosse scesa dal Monte Olimpo. Daniel Sanders ha vinto tutto quello che si poteva vincere: Dakar 2025 e Mondiale Rally Raid.
Ma Honda non vuole fare la comparsa:
Toscha Schareina arriva galvanizzato dalla vittoria in Marocco
Ricky Brabec è la solita mina vagante
Van Beveren è un metronomo di velocità e intelligenza tattica

Occhio anche a Hero Motorsports, con Branch, Cornejo e il giovanissimo Ebster.

E poi la leggenda: Stéphane Peterhansel, Mr Dakar. Torna col nuovissimo Defender T2, deciso a infastidire Toyota nel terreno più duro del mondo. “Dobbiamo restare modesti”, dice lui. Certo, Peterhansel modesto.

Next Gen & Mission 1000: il futuro nel deserto

La Dakar 2026 non è solo tradizione, ma anche laboratorio. La Mission 1000 vivrà la sua terza edizione con:
7 moto full electric
Un camion ibrido idrogeno/biodiesel
I Segway potenziati
Le Stark Future
I “Leopardi Artici” spagnoli

E il camion KH7, ormai icona green del deserto.

La Dakar non sta cambiando: sta evolvendo. E lo fa in mezzo al terreno più antico della Terra.

Conclusione: la Dakar 2026 sarà una guerra. Una bellissima guerra.

Alta 32 gradi, sabbia che ti entra sotto la pelle, pietre che ti guardano male, navigazione che ti manda fuori di testa e avversari che non perdonano.
La Dakar 2026 sarà una prova di sopravvivenza moderna, una lotta tra uomo, macchina e orizzonte.

Castera ha costruito un percorso che non lascia respiro: chi la finirà avrà racconti che dureranno tutta la vita. Chi la vincerà entrerà nella leggenda.