In Spagna, Portogallo e parte della Francia, il blackout ha spento tutto. E no, non parliamo solo delle luci di casa o dei frigoriferi che si svuotano: si sono fermate anche le auto. Quelle fighe. Quelle avveniristiche. Quelle elettriche.

Boom! Tutti fermi. Fine dei sogni, delle startup, delle batterie miracolose.

Chi si trovava con una Tesla sotto il sedere senza averla ricaricata in tempo ha potuto solo contemplare il panorama.
Chi aveva una buona, vecchia, solida berlina a benzina? Ha messo in moto e se ne è andato.
Con il pieno nel serbatoio, puoi fregartene dei blackout, dei cyberattacchi e pure dell’apocalisse zombie.
Con l’elettrico… sei lì che guardi il caricatore spento come un pinguino in un forno a microonde.

Perché la dura verità è questa:

Il motore a benzina è brutale? Sì.
Fa rumore? Sì.
È perfetto? No.
Ma quando il mondo si spegne, lui parte. E ti porta lontano.

🛢️ Fatti, non chiacchiere.

Mentre le auto elettriche rimangono parcheggiate come sculture moderne senza vita, il benzina continua a rombare.
Un motore a combustione non ti chiede aggiornamenti firmware. Non ti abbandona quando va giù il server. Non si lamenta se manca la 5G. Gli basta un litro e ti porta a casa.

Chi guida una EV, invece, dipende da una catena infinita di infrastrutture: corrente elettrica, colonnine attive, server funzionanti, applicazioni online.
E quando uno solo di questi anelli si spezza? Addio viaggio, addio libertà.

🚀 La libertà vera non ha bisogno di una spina. Ha bisogno di benzina, coraggio e un bel dito medio ai blackout.

Questa non è nostalgia, è pragmatismo. L’elettrico può essere il futuro, certo.
Ma prima di mollare il motore a pistoni e affidarsi ciecamente al mondo fatato delle ricariche rapide e dei watt, sarebbe il caso di costruire un’infrastruttura che non vada in tilt al primo starnuto.

Perché finché la corrente va e viene come la connessione Wi-Fi in metropolitana, il vecchio motore a scoppio resterà il miglior amico dell’uomo libero.