🔚 Idrogeno? No grazie. Stellantis chiude il rubinetto (e le fabbriche)
Stellantis ha appena messo la parola fine al suo programma di sviluppo a idrogeno. E lo ha fatto con il tono di chi ha finalmente smesso di inseguire unicorni su ruote: niente più celle a combustibile, niente più furgoni Pro One a idrogeno, niente più illusioni.
Una scelta brutale? Forse. Ma anche lucida e spietatamente realistica. Il mercato dell’idrogeno è fermo ai box, le infrastrutture sono una chimera, i costi sono da film horror e i clienti… non pervenuti. 🫥
📉 H2O… NO!
La produzione in serie, attesa per quest’estate negli stabilimenti di Hordain (Francia) e Gliwice (Polonia), è stata cancellata senza pietà. Stop alle versioni fuel cell dei veicoli commerciali, via libera invece a una concentrazione feroce su ciò che funziona davvero: elettrico e ibrido.
Le parole di Jean-Philippe Imparato, numero uno Stellantis per l’Europa allargata, sono più chiare di un dashboard a LED:
🗣️ “Il mercato dell’idrogeno è e resterà una nicchia senza sostenibilità economica nel medio termine. Dobbiamo fare scelte chiare.”
Traduzione: l’idrogeno non vende, l’elettrico sì.
🔍 Niente licenziamenti, ma strategia ribaltata
E qui arriva la nota rassicurante per i lavoratori: nessun impatto sul personale. Le linee di produzione non si fermano, si riconvertono. Le risorse R&D? Riassorbite in progetti più sensati, più redditizi, più richiesti.
Perché oggi, nel 2025, investire nella fuel cell è un po’ come aprire un videonoleggio Blockbuster a fianco di un data center Amazon. 👎
🔄 Dialogo aperto con Symbio: operazione contenimento danni
Il colpo non si limita alle fabbriche. Stellantis ha già avviato colloqui con gli azionisti di Symbio, il partner tecnico nella corsa all’idrogeno, per capire come salvare capra, cavoli e un po’ di dignità. Tradotto: ora si cerca di limitare le perditee preservare il più possibile un know-how che, magari, tornerà utile nel 2040.
📌 Morale della favola?
Non basta una buona idea per cambiare il mondo. Servono stazioni di rifornimento, domanda reale, incentivi concreti e una filiera seria. L’idrogeno, per ora, non ha nulla di tutto questo. E Stellantis, invece che finire nella palude delle startup automotive fallite, ha tirato il freno e ha girato la barra verso lidi più concreti.
Applausi? Forse no. Ma rispetto sì, perché servono fegato e lucidità per dire: “abbiamo sbagliato strada, torniamo indietro prima di schiantarci.”
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