ROC 2025: quando l’Ungheria si trasforma in un ring di fango, nebbia e gloria

E quando pensi che il Cross Country italiano abbia già dato tutto… arriva Tapolca a smentirti

ROC 2025, il Raid of the Champions, non è una gara. È un esame di maturità in cui la natura ungherese si diverte a umiliare chiunque osi presentarsi con troppa sicurezza. Nebbia densa come un sipario teatrale, fango che sembra colla industriale e un’atmosfera da fiaba dell’Est che però, al posto dei folletti, ti lancia pietre sul parabrezza. Insomma: l’ultima prova del campionato italiano Cross Country ACI Sport è stata una di quelle edizioni che ti fanno capire perché questo sport non sarà mai roba per cuori deboli.

Il teatro della battaglia: Tapolca

Una cittadina fiabesca che per un weekend ha deciso di diventare un’arena

Tapolca è una cartolina vivente. Sedicimila anime, una grotta in centro navigabile in barchetta – roba che già ti mette nella testa un’avventura – e quell’aria da paese sospeso nel tempo che sembra perfetto per un romanzo fantasy.
Poi però arriva ROC 2025 e la magia si trasforma in guerra: verifiche tecniche in città, shakedown che sveglia anche le pietre e poi via, in campagna, per un prologo di 11 km che più che un antipasto è stato un ceffone di benvenuto.

Il percorso: 63,5 km di colpi in faccia seguiti da 83,5 km di mazzate

Pietre, fango, nebbia… e pure il meteo deciso a complicare la vita a tutti

Il secondo giorno la festa si è trasformata ufficialmente in un massacro agonistico: due speciali da 63,5 km e due da 83,5 km, tutte scolpite tra le pianure di Vezprem.
Terreno duro come la vita, pietre affilate come rasoi, fango ovunque e quella maledetta nebbia che ti riduce la visibilità a un francobollo. Una roba che anche il GPS ha iniziato a pregare.

Strategia o coraggio?

Gli italiani dividono la scena: c’è chi calcola… e chi combatte fino all’ultimo metro

Ben 52 concorrenti schierati, tanti ungheresi, ma è la truppa italiana da 16 equipaggi che ha attirato l’attenzione. E perché?
Perché mentre alcuni si sono giocati la carta della strategia (parco chiuso anticipato, regolamento alla mano… furbi ma non proprio epici), altri hanno deciso che si onora una gara solo correndola fino alla fine — anche se il terreno sembra voler inghiottire i mezzi vivi.

Ed è qui che entrano in scena gli eroi.

Giada & Kevin Manocchi: grinta allo stato puro

Un 12° posto che vale oro massiccio

I fratelli Manocchi non sono venuti a fare presenza. Hanno attaccato, faticato, sofferto e pedalato (figurativamente) fino all’ultimo metro, portandosi a casa un glorioso dodicesimo posto in una gara che sembrava un videogioco settato su “modalità impossibile”.
Rispetto. Tutto.

Trivini Bellini: i re di Tapolca

Alessandro e Marco firmano una vittoria devastante, perfetta, inesorabile

Ed eccoli: gli assoluti dominatori della scena.
Alessandro e Marco Trivini Bellini si presentano in Ungheria senza proclami… e tornano a casa con un primo posto che sembra una sceneggiatura hollywoodiana.

Hanno dominato TUTTE le prove speciali.
Hanno tenuto un ritmo da far tremare i rivali.
Hanno capito giro dopo giro che il podio non era un sogno, ma una realtà che stavano costruendo a colpi di talento e sangue freddo.

Il loro Can-Am Maverick, preparato da Collodel e assistito dall’R Team, non ha solo corso: ha danzato nel fango.
E Tapolca ha dovuto inchinarsi.

Una chiusura di campionato degna di un’epopea

ROC 2025 è stata la dimostrazione che il Cross Country non è uno sport: è carattere. È resistenza. È follia controllata.
Ed è nelle giornate dove la nebbia non ti lascia vedere a cinque metri che si riconoscono i veri campioni.