💀 Spoiler: non è stata una gara. È stata una lezione. Una lezione scritta in polvere, fango, pioggia, rocce e… 🇮🇹 bandiere italiane ovunque. Aprilia Tuareg Racing ha spianato tutto: moto, chilometri, rivali, e pure le previsioni meteo. Il rally più duro d’Europa ha visto una sola cosa: una Tuareg con gli occhi iniettati di sangue.
🌩️ Tutto inizia con l’ennesimo disastro climatico che manda a casa il prologo. Ciao domenica. Gli dei dell’Olimpo hanno deciso che per iniziare serviva qualcosa di serio, e lunedì sparano una tappa da 190 km con due guadi del famigerato Entrain River. Roba che manco nei sogni bagnati di un endurista sadico. E chi apre le danze? Jacopo Cerutti, versione Terminator.
🧭 Navigazione da panico. Terreno che cambia ogni chilometro. Sassi, fango, alberi, sabbia, mulattiere, e poi ancora guadi che sembrano Amazonie in miniatura. Lunedì non si parte: si sopravvive. E Cerutti lo fa come se stesse facendo un giro a Imola. Dietro di lui, Tonelli — altro italiano con la furia nei polsi — tiene il fiato sul collo del compagno. Gli altri? A cercare il GPS nel casco.
🌞 Martedì: Stage 2, 300 km. Sembra tutto più calmo. Sì, come no. 300 km di percorso assassino. Caldo secco. Niente vento. Solo sassi e navigazione da psicodramma. Cerutti parte forte. Tonelli no, Tonelli parte incazzato. E negli ultimi 40 km gli fa lo scherzetto: lo passa. BUM. L’Italia comanda. Il resto del mondo annaspa nel deserto greco.
🌥️ Mercoledì, 159 km di percorso tecnico: salite, mulattiere, enduro duro, single track da esaurimento nervoso. A un certo punto sembrava la Red Bull Romaniacs, poi diventava una Dakar bonsai. Ma chi ci capisce qualcosa è sempre lui: Cerutti. Intanto c’è chi si perde, chi sbaglia la traccia, chi finisce il carburante a 5 km dal ristoro. Ma Cerutti? Fresco come un mojito alle 18.
⛰️ Giovedì. Stage 4. 349 km. I piloti salgono sul traghetto e lasciano Evia per buttarsi nella Grecia continentale. Ad aspettarli ci sono montagne che sembrano disegnate da un architetto pazzo: salite verticali, rocce come coltelli, discese da piangere. Poi, la ciliegina: piove. Anzi, diluvia. Cerutti? Ride sotto il casco. E vince la seconda di fila. Mostro.
🌧️ Venerdì. Stage 5. Accorciato a 209 km perché la sera prima la Grecia sembrava diventata il Gange in piena. Ma non è che sia andata meglio. Pioggia, fango, nebbia, e quella sensazione di essere in un incubo senza fine. Ma stavolta… la bomba: la nuova Triumph da rally si sveglia. Il francese Jagu Julien passa Cerutti al km 90. La Britannia esiste ancora. Cerutti chiude secondo, ma resta leader. Nessuno glielo toglie.
🛑 Sabato. Stage 6 annullata. E qui gli dei del rally si arrendono. Pioggia torrenziale, fango a livelli da Vietnam. La direzione gara dice basta. Tutti fermi. Chi dorme. Chi ripara. Chi si lecca le ferite. Cerutti? Lucida la Tuareg e prepara il colpo finale. La gente nel bivacco lo guarda come si guarda Rambo con la patente A.
🧨 Aprilia Tuareg Racing intanto ride sotto i baffi. Cerutti davanti a tutti. Menichini terzo. Montanari lì, sempre in zona alta. La classe M5 è tutta loro. E la generale? Praticamente pure. La Tuareg 660 si conferma non una moto, ma una dannata macchina da guerra. Mentre le altre annaspano, lei galoppa. E fa paura.
📣 E poi ci sono loro, i privati. Quelli che dormono in macchina. Che si rifanno la ruota da soli. Che fanno i conti col carburante come con la vita. Alcuni hanno fatto risalite da brividi. E meritano applausi. Ma contro questa Aprilia, nemmeno un miracolo bastava.
🧠 L’Hellas Rally 2025 entra nella leggenda. Non per il maltempo. Non per le montagne. Ma per il dominio tricolore. Italia a tutta. Grecia in ginocchio. La Tuareg è ufficialmente il nuovo standard mondiale per chi vuole fare sul serio. E il mondo, adesso, se ne è accorto.
🚀 E la Triumph? Ha osato. Ha fatto vedere i muscoli. Ma l’Italia ha risposto con un ghigno. A Noale, ora, brindano con il fango sulla visiera.
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